Frailty, thy name is woman – Hamlet act 1 scene 2

Un testo mai letto prima, sei ragazzi, un palco improvvisato e la magia accade: lo spettro del padre di Amleto che comincia a passeggiare e scrutarci come se stesse aspettando le nostre voci da secoli. Sedicenni che non sapevano di poter dar vita a dialoghi così potenti, increduli di fronte a tanta bellezza liberata in un pomeriggio genovese qualunque, eppure…

Abbiamo sperimentato la lettura ad alta voce, copione alla mano, come si fa a Hollywood al primo incontro tra attori che hanno firmato per un nuovo film. Abbiamo letto, improvvisato, interpretato e il tempo non bastava. Atto primo, scena prima, seconda e terza (sì, perché la terza ci sta anche se siamo in ritardo, guarda quanto è corta).

Nessuno voleva andarsene, ma abbiamo dovuto interrompere, gli usi di questo mondo chiamavano con insistenza. Ma non c’è pericolo: è stata solo la puntata pilota di una nuova serie. Amleto aspetta, suo padre pure, ci vediamo settimana prossima, ma non ci trovate su Netflix.

E per chi avesse nostalgia, ecco un passo che farà venir voglia di (ri)leggere:

AMLETO – Oh se questa troppo troppo putrida carne potesse sciogliersi,
o se l’eterno non avesse decretato
il suo comandamento contro il suicidio. O Dio, Dio,
come fiacchi, stantii, flaccidi e inutili
mi sembrano tutti gli usi di questo mondo!
Che orrore, oh orrore, è un giardino pieno d’erbacce
che va in seme, cose ripugnanti e volgari in natura
lo possiedono tutto. Che si dovesse arrivare a questo –
morto soltanto da due mesi, no, non da tanto, non due –
un re così eccelso, in confronto a questo
un Iperione con un satiro, così amante di mia madre
che non avrebbe concesso ai venti del cielo
di visitare il suo volto troppo bruscamente. Cielo e terra,
debbo io ricordare? Che si aggrappava stretta a lui
come se il suo appetito crescesse
mentre se ne cibava, eppure in un solo mese –
non ci devo pensare – fragilità, il tuo nome è donna.

 

HAMLET – O, that this too too solid flesh would melt
Thaw and resolve itself into a dew!
Or that the Everlasting had not fix’d
His canon ‘gainst self-slaughter! O God! God!
How weary, stale, flat and unprofitable,
Seem to me all the uses of this world!
Fie on’t! ah fie! ‘tis an unweeded garden,
That grows to seed; things rank and gross in nature
Possess it merely. That it should come to this!
But two months dead: nay, not so much, not two:
So excellent a king; that was, to this,
Hyperion to a satyr; so loving to my mother
That he might not beteem the winds of heaven
Visit her face too roughly. Heaven and earth!
Must I remember? why, she would hang on him,
As if increase of appetite had grown
By what it fed on: and yet, within a month–
Let me not think on’t–Frailty, thy name is woman!–

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