Vivere o vivere bene?

Tornano le jam session, torna questa piccola pazzia di trovarsi in un laboratorio filosofico in cui un gruppo di liceali pensa e soprattutto cerca e domanda. E nascono connessioni, intuizioni e la bellezza di condividere le aspirazioni più profonde e non rimanere incastrati nei suggerimenti mono-tono di youtube.

Abbiamo riscoperto e letto insieme alcuni passi dei Ricordi di Marco Aurelio, un articolo della Costituzione Italiana, lo scambio tra Critone e Socrate e questo quadro di Friederich, meno famoso del Viandante sul mare di nebbia, ma tutto da contemplare (qui in HD).

Il filo rosso delle nostre sessioni di improvvisazione?
Socrate avrebbe detto:
Rifletti, adesso, se resta vero o meno che estremamente importante è non tanto vivere quanto vivere bene.


ps. per i curiosi ecco il dialogo tra Critone e Socrate, quando il primo propone al secondo di fuggire la condanna a morte evadendo di notte e contravvenendo le leggi (tempo di lettura 3 min):

SOCRATE
Unito a una corretta visione delle cose, Critone, il tuo zelo sarebbe anche apprezzabile: ma in caso contrario, quanto più è vivace e tanto più si fa fastidioso. È perciò opportuno esaminare se dobbiamo o no imbarcarci in questa impresa: del resto non è questa la prima volta, io ho fatto sempre in modo di seguire solo quel ragionamento che, fra i vari che rimugino dentro di me, dopo ponderata riflessione risultasse il migliore. E i ragionamenti che sostenevo prima non posso buttarli adesso a mare solo perché mi è toccata questa sorte: al contrario, mi appaiono più o meno sotto la stessa luce e continuo a tenerli nel massimo conto, esattamente come prima. Se non riusciremo ora a trovarne di meglio, sappilo, non ti darò retta neanche se il potere della gente viene ad agitarci davanti, come a dei bambini, spauracchi anche peggiori di questi, scagliandoci addosso ceppi, condanne a morte o confische di beni. Come fare, a valutare la situazione nel modo più equilibrato? Direi di prendere, per cominciare, il tuo argomento dell’opinione della gente. Avevamo o no ragione ad affermare ripetutamente che di alcune opinioni bisogna tener conto, di altre no? Forse che l’affermazione era ragionevole prima della mia condanna a morte, mentre ora risulta evidente che si diceva così, tanto per dire, ed era in realtà tutto un gioco, uno stare a chiacchiera? Voglio proprio vedere insieme a te, Critone, se quell’argomento mi apparirà sotto una luce uguale o diversa, ora che mi trovo così: e se lo manderemo a farsi benedire o vi aderiremo. Secondo me si è sempre inteso, da parte di quelli che ritengono di aver qualcosa da dire, più o meno quel che ho sostenuto io poco fa: delle opinioni umane alcune vanno tenute in considerazione, altre no. Per gli dèi, Critone, non ti par corretto questo? Per quanto è umanamente verosimile tu non corri il rischio di morire domani, e la presente congiuntura non dovrebbe obnubilare il tuo giudizio. Ti soddisfa quest’affermazione che non tutte le opinioni umane sono apprezzabili, ma alcune sì e altre no, e non quelle di tutti ma di alcuni sì e di altri no? Che mi dici? Non è corretto?

CRITONE
Lo è.

SOCRATE
Si tratta dunque di apprezzare le opinioni buone, ma non quelle cattive?

CRITONE
Sì.

SOCRATE
E buone non sono forse quelle degli uomini saggi, cattive quelle degli stolti?

CRITONE
E come no?…

SOCRATE
Ora dimmi come la mettevamo su quest’altro punto. Uno che si dedica specificatamente alla ginnastica fa attenzione all’elogio, al biasimo e all’opinione di chiunque o solamente di un medico o di un istruttore?

CRITONE
Solamente di costui.

SOCRATE
Dunque è il caso di temere i rimproveri o gradire gli elogi di quello solo, non della gente in genere.

CRITONE
Chiaro.

SOCRATE
Dovrà allora comportarsi, e far ginnastica, e mangiare e bere, seguendo le direttive di quell’unico che è esperto e ci capisce, piuttosto che di tutti gli altri?

CRITONE
Proprio così.

SOCRATE
Bene. E se d’altro canto a quell’unico vorrà disubbidire, disprezzandone opinione ed elogi e privilegiando quelli della gente, che pur non ne capisce niente, non ne risentirà alcun danno?

CRITONE
E come no?…

SOCRATE
E che tipo di danno? Dove tende, a quale parte della persona del disubbidiente?

CRITONE
Ma è chiaro, al corpo: è questo, che rovina.

SOCRATE
Giusto. E – senza addentrarci in ogni minuzia – non è lo stesso anche per il resto, Critone? Riguardo cioè al giusto e all’ingiusto, al brutto e al bello, al buono e al cattivo, su cui ora dobbiamo decidere, dobbiamo seguire e temere l’opinione della gente o di quell’unico – se c’è – che se ne intende, che bisogna riverire e temere più che tutti quanti gli altri? E se non daremo retta a lui, finiremo per corrompere e guastare quella parte di noi che per opera di ciò che è giusto diventa migliore, e con l’ingiusto si deteriora. È una sciocchezza, questa?

CRITONE
Ti do ragione, Socrate.

SOCRATE
Proseguiamo: se tralasciando di seguire il parere di chi se ne intende roviniamo quella parte di noi che con ciò che è salutare migliora e con ciò che è malsano si corrompe, una volta che sia corrotta ci resta possibile vivere? E si tratta del corpo, no?…

CRITONE
Sì.

SOCRATE
Ora, ci è mai possibile vivere con un corpo malandato e corrotto?

CRITONE
Assolutamente no.

SOCRATE
E ci sarebbe invece possibile vivere se fosse corrotta quella parte di noi che viene guastata dall’ingiusto, mentre dal giusto riceve giovamento? O giudichiamo inferiore al corpo quella parte di noi, qualunque essa sia, che è di pertinenza della giustizia e dell’ingiustizia?

CRITONE
Niente affatto.

SOCRATE
La giudichiamo, allora, superiore?

CRITONE
E di molto.

SOCRATE
Allora, carissimo, dovremo curarci di cosa dirà di noi non la gente, ma colui che di giusto e ingiusto se ne intende, lui solo, e la verità stessa. Quindi non è corretto, in primo luogo, questa tua proposta di curarci dell’opinione della gente sul giusto, il bello, il buono e i loro contrari. “Ma intanto” si potrebbe dire “la gente è in grado di darci la morte.”

CRITONE
Chiaro anche questo: si potrebbe effettivamente dire, Socrate, è vero.

SOCRATE
Ma, mio meraviglioso amico, il ragionamento che abbiamo fatto sin qui mi pare assomigliare ancora al precedente. Rifletti, adesso, se resta vero o meno che estremamente importante è non tanto vivere quanto vivere bene.

CRITONE
Certo che resta vero.

Anime vibranti

[premessa: consiglio di prendersi 5 minuti per godersi il video prima di iniziare a leggere]

Proseguono le nostre masterclass con Simone Schermi che ci sta regalando un nuovo mondo da esplorare, fatto di violini, pianoforti, orchestre, armonie, contrappunti, melodie. E poche, pochissime viole, sì, questo lo ricorderemo 😉

A parte le battute, mentre scrivo sulle note di Richter e Vivaldi mi convinco che in qualche modo il nostro appuntamento musicale dovrà proseguire almeno una volta al mese. Per rieducarci a una bellezza che è a portata anche della generazione trap e per imparare un linguaggio che pare non sia ritenuto così importante dai nostri programmi ministeriali.
Commentava uno dei ragazzi, liceale, maturando, ex-calciatore professionista: “dovrebbero inserire un’ora di storia della musica al liceo”. Se è questo l’effetto di un giovane musicista appassionato su un gruppo di adolescenti, forse dovremmo ripensare davvero cosa significhi educare.

Ma nel frattempo, meglio fare e toccare con mano che teorizzare… Aspettando di ascoltare dal vivo il vibrare dell’anima del violino di Simone, ci godiamo la compagnia di Beethoven, del Confutatis maledictis di Mozart, dell’Estate di Vivaldi (che non è così commerciale come troppa pubblicità e saggi di musica scolastici ci hanno insegnato) e della cover (!) di Richter che apre potentemente questo post e vale più di mille parole (e consiglio di proseguire con il secondo e il terzo movimento, Summer 2 e 3).

Per chi volesse anche cimentarsi in qualche lettura/visione a tema musicale, a fine masterclass sono usciti con Simone alcuni titoli: il film del 2008 Il concerto, Amadeus, e il romanzo di Paolo Mauresing, Canone inverso.

E per i più curiosi, consiglio anche un approfondimento sulle parole della musica curato dagli amici di unaparolalgiorno, a partire da qui. Perché, come ci ricordava anche Simone, la musica parla italiano in tutto il mondo, segno di una patria che, indipendentemente dalle crisi (che passano), eccelle in ciò che è di primaria importanza e che definisce la nostra identità italiana ben oltre il debito pubblico, le mafie e i pregiudizi da spaghetti, pizza e mandolino.
I ragazzi hanno bisogno di racconti diversi, reali. E forse, frequentando più spesso l’arte, potrebbero scoprire di essere davvero qualcosa di più di quello che hanno sempre creduto.
Anime, vibranti.

E Macbeth sia

Le letture sperimentali a voce alta continuano.
Sfioriamo la bellezza dei classici con leggerezza, e scopriamo frammenti di perfezione, un’umanità profonda cui nessuno prima pensava di poter accedere perché troppo difficile. E questo forse è il più grande miracolo: chiunque può leggere direttamente, senza paura, e cogliere quella presenza vera, reale, che è la grande letteratura.

Ti fa tanta paura
mostrarti nell’azione e nel coraggio
quello stesso che sei nel desiderio?

Brama* di potere, violenza, paura, perfidia, tentazione.
In un solo atto Lady Macbeth ha già conquistato terribilmente chi già non la conosceva. Le coscienze si riconoscono e tremano. I più temono il peggio.

E fanno bene.

Stelle, oscurate il vostro fiammegiare,
che la luce non penetri i segreti
dei neri, tenebrosi miei propositi!
L’occhio non veda quel che fa la mano;
ma si compia quell’atto che, compiuto,
l’occhio avrà orrore pur di riguardare!

*parola selvatica e bellissima. Consiglio questo.

Il destino bussa alla porta

Questa settimana, guidati da Simone Schermi, violinista del conservatorio di Genova, abbiamo forse toccato una delle nostre vette. Ascoltare insieme la Sinfonia n. 5 di Beethoven, con brevi intermezzi di introduzione ai tempi e ai movimenti, ha reso vero quello che Platone diceva 2200 anni prima di Beethoven: La musica è per l’anima quello che la ginnastica è per il corpo.

Nell’epoca del workout e delle palestre a suon di rap, dubstep e musica che pompa, abbiamo bisogno anche di altre armonie, più sottili, più lucide e inaspettatamente potenti. Con qualche pregiudizio, forse perché un po’ analfabeti, possiamo chiudere gli occhi per dieci minuti e entrare ogni tanto in un mondo che forse ci eravamo persi per i troppi rumori di fondo.
Ma servono strumenti per ascoltare, apprezzare e, perché no, affinare un po’ il palato. E quindi grazie Simone e non pensare di cavartela con una sola puntata!

ps. Il destino che bussa alla porta? È il senso di quel ta-ta-ta-ta dirompente che attraversa questa sinfonia in modo quasi ossessivo. Come la morte (o la sordità per Beethoven). Non lo ricordate? Ma sì…

Quale sarà la tua impronta?

Jam Session di fine marzo. Il regalo di queste ore di improvvisazione culturale è continuare a imparare, ascoltando liceali che insegnano (e cercando di non interromperli troppo!).

Per questo mese, ho scoperto Maria Luisa Spaziani, potente (vedi sotto).
La musica 8D, che pensavo fosse uno scherzo, ma ascoltare per credere. Non ho resistito a una versione della colonna sonora di Interstellar (già scomparsa dal youtube purtroppo).
Un pezzo di Sung Eun Choi che, non ce ne voglia sul chi viene prima e chi viene dopo, ad alcuni ha ricordato Anastasio.
E questo TEDx sull’entropia direttamente dal Politecnico di Milano.

E poi abbiamo discusso, una intuizione dietro l’altra, dall’inferno senza fiamme al tempo di Bergson e la sua reversibilità, per poi parlare di quel fatale grigio che a volte ci schiaccia e che non sembra possa essere undone, disfatto, come il tempo che scorre e non torna…
Divagazioni a ruota libera alla ricerca di una chiave (qualcuno ha detto Caparezza?), perché se il mondo è senza senso / tua è la vera colpa.

Ogni jam session è un’occasione per parlare di ciò che è profondamente umano, si cominci dalla musica, dalla fisica o dalla poesia, senza paura. Per dare un senso, o almeno provarci.
Aspetto la prossima puntata con impazienza.

L’indifferenza è inferno senza fiamme.
Ricordalo scegliendo
fra mille tinte il tuo fatale grigio.

Se il mondo è senza senso,
tua è la vera colpa.
Aspetta la tua impronta
questa palla di cera.


Maria Luisa Spaziani