Scrivere bene

Tutti abbiamo una storia.
Non sempre riusciamo a raccontarla

Vuoi scrivere la tua storia? Vorresti esprimere al meglio quello che hai dentro? E magari scoprire i segreti dei più grandi scrittori?

Partecipa al corso per liceali (dal II al IV anno): scoprirai tutto quello che non ti hanno mai insegnato sulla scrittura e che sarebbe l’ora che sapessi


Per la scuola o per passione, tra amici, online o su carta stampata, tutti abbiamo qualcosa da raccontare. Ma farlo bene non è solo questione di esser nati più creativi degli altri.
È lavoro artigianale, fatto di sogni e regole, tentativi, errori e nuovi inizi. Come la vita.
Scriviamo per piacere personale, scriviamo per appassionare qualcuno, scriviamo per conoscerci. Siamo immersi in un mondo di storie e padroneggiarne i segreti è forse
la strada migliore per esprimere fino in fondo quello che abbiamo nel cuore.

Obiettivi e metodo del corso

Grazie alle masterclass sulla scrittura guidate da Pietro:
conoscerai gli strumenti fondamentali per scrivere una buona storia. Che sia un racconto, un romanzo, un cortometraggio o un tema
imparerai a scrivere meglio: i post su instagram, certo, ma anche poesie, lettere, testi per canzoni, ricerche e compiti scolastici
scoprirai che scrivere significa conoscere te stesso, a un livello e una profondità che non sospetti nemmeno.

Il corso non ti insegnerà solo teorie: è un laboratorio, con esercitazioni, lavori di gruppo e compiti a casa (!).
Ma tranquillo, saranno i compiti più belli della tua vita.


Calendario

Il corso si svolge il venerdì dalle 15 alle 17
in queste date:
29 novembre 10 gennaio
6 dicembre 17 gennaio
13 dicembre

Iscrizione e partecipanti

Il corso è rivolto a studenti del liceo, dal secondo al quarto anno, e prevede una quota d’iscrizione promozionale di 100 euro (80 per chi porta un amico/a).
Sarà attivato per un minimo di 6 iscritti e un massimo di 18.
È necessaria l’iscrizione online entro lunedì 18 novembre compilando questo modulo: bit.ly/scrivere_bene. La quota dovrà essere versata entro la prima lezione.

Altre info

Le lezioni si svolgeranno nelle aule di Essere Famiglia in via Zara 33 a Genova.

Jam session

Ieri abbiamo iniziato le “jam sessions” culturali con un gruppo di liceali-filosofi. L’idea è che ognuno porti un pezzo, sia una poesia, un’opera d’arte, una canzone, la scena di un film, la pagina di un romanzo o di un fumetto: denominatore comune un messaggio di verità e bellezza, un senso che questo frammento di cultura ha consegnato a chi lo propone. Per condividerlo e generare anche negli altri contemplatori-filosofi nuovi spunti. Creatività e domande virali.

Ed è stato subito così, già con il primo test.
Abbiamo iniziato con i Muse, Thought Contagion (testo e traduzione) e il loro video delirante anni 80. Ci ha parlato di politica, di pensiero dominante, di contagio, mainstream e di ribellione. Non male come opening.

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E abbiamo chiuso con un grande classico, Who wants to live forever (testo e traduzione). Citazioni sparse appuntate da un (ex-)fan dei Queen mentre guardavamo il video (liturgico al punto giusto):

What is this thing that builds our dreams
Yet slips away from us?

Who dares to love forever?

Who waits forever, anyway?

E se le riposte che cercano i filosofi-sedicenni sono queste, abbiamo fatto centro.
Jam session da ripetere!

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Thauma, filosofia e Joker

Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia [thauma]: mentre da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori: per esempio i problemi riguardanti i fenomeni della luna e quelli del sole e degli astri, o i problemi riguardanti la generazione dell’intero universo. Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere; ed è per questo che anche colui che ama il mito è, in certo qual modo, filosofo: il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia. Cosicché, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dell’ignoranza, è evidente che ricercarono il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire qualche utilità pratica.

(Metaph. A 2, 982 b 11-21, trad. it. Giovanni Reale)

 

Non è per ignoranza che ci meravigliamo. Ognuno riconosce di non sapere alcune cose, ma non per questo se ne meraviglia e desidera poi scoprire cosa c’è dietro, come funziona. Anche solo per motivi di tempo, per quanto possa essere curioso, forse mi disinteresserò e, per esempio, non approfondirò mai il modo esatto in cui si propaga la luce nell’aria. Non lo so, ma sto bene così: non è automatico il passaggio dall’ignoranza al desiderio di conoscenza.

E infatti la meraviglia forse è per le cose che risultano diverse da come ci aspettavamo e che per questo arrivano persino a turbarci. Mi meraviglierei se la luce del sole non illuminasse come sempre ho visto, se qualcosa andasse in modo diverso.
È un turbamento positivo, ed è così che nasce la meraviglia di Aristotele, quella che muove ad agire, incuriosisce, e spinge ad avvicinarci per conoscere. Guardare con attenzione, ascoltare, cercare di capire. Stupore, bocca aperta. E allora desidero sapere, perché, tra tante cose che non so, questa non me l’aspettavo.

Ne parlavo con un gruppo di studenti liceali. E ci siamo chiesti: ma noi ci meravigliamo ancora oggi? E per cosa?
Abbiamo il tempo, lo spazio mentale, e la voglia di fermarci a guardare con più attenzione qualcosa? E se no, perché?

A volte le nostre vite, forse, sono troppo piene, iperorganizzate. Non sarà che abbiamo paura di non poter controllare tutto, che tutto sia previsto e vada come mi aspettavo?
Forse, anzi, il vero punto è che, a volte, non vogliamo proprio meravigliarci.

Ma com’è una vita senza meraviglia?

Per questo, nella sua caotica follia, ci siamo ricordati improvvisamente di Joker (quello vecchio, il nuovo è ancora da vedere). Joker, l’agente del caos, che stupisce, incuriosisce, attrae e finisce per sembrar quasi… ragionevole.